domenica 7 ottobre 2007

Monitoraggio di “Informazione Corretta”: Indice-sommario.

Sezioni in completa ristrutturazione.
Ci scusiamo per il disagio ai naviganti.

Questo Monitoraggio nasce dalla constazione di una sistematica faziosità da parte di un sito autoreferenziale denominatosi “Informazione Corretta” volto ad influenzare la stampa italiana ed a far dimenticare o passare sotto silenzio la quotidiana vessazione del popolo palestinese, da oltre sessant’anni sottoposto a “pulizia etnica”. La stampa italiana a causa di condizionamento che sono oggetto della nostra ricostruzione ed indagine ignora per la gran parte le sofferenze e le ragioni del popolo palestinese. Connessa alla questione palestinese è la ricostruzione della storia europea del Novecento. In molti paesi non esiste libertà di pensiero e di ricerca su temi sensibili che costituiscono parte vitale dell’ideologia nota con il nome di “sionismo” e che propriamente è cosa ben distinta dall’ebraismo, religione che al pari del cristianesimo ha avuto un suo proselitismo, riuscendo a convertire strati di popolazioni in vari paesi. Il Monitoraggio si avvale principalmente dello stesso archivio di «Informazione Corretta», evidenziandone gli aspetti faziosi e la falsità dell’analisi nonché i toni volgari e violenti con i quali vengono quotidianamente attaccatte ed esposte alla pubblica gogna persone spesso ignare e totalmente estranee agli addebiti loro mossi. A questa «Informazione Corretta» contrapponiamo la nostra «Informazione Pulita».

Versione 3.0
Status: 9.12.08

A.


Iraq: origini, cause e risultati odierni di una guerra “preventiva”

Non è difficile immaginare negli intendimenti degli strateghi americani-israeliani un destino del Medio Oriente analogo a quello toccato all’Europa dopo il 1945. Un poco di benessere in cambio della totale soggezione politica e culturale. La chiamano democrazia e si teorizza la sua esportazione con la forza nel presupposto pannelliano di un diritto naturale dei popoli alla democrazia, la cui definizione è però riservata al diritto positivo delle antiche democrazie. L’Iraq sembra essere stato il primo tassello di un simile piano di democratizzazione e occidentalizzazione forzata. Non è difficile cogliere nelle testate e agenzie propagandistiche israeliane una specifica ideologia che sottende un simile modello. Ne verremo raccogliendo i documenti più significativi.

1. Chi ha voluto la guerra in Iraq e perché. 2. Un criminale di guerra intervistato e ammirato. – 3. Il sonno della ragione. – 4. La verità che resta. – 5. Un “corretto” plauso al Riformista. –


Sembra matematico ritenere che dopo la guerra scatenata contro Afghanistan e Iraq non possa mancare all’appello una guerra contro l’Iran. La strategia è globale...


C.


Sull’uso del concetto di odio

La propaganda sionista di cui qui ci occupiamo ha un particolare rapporto con l’«odio» nelle diverse accezioni in cui lo si può intendere e che cercheremo di analizzare. In una prima eccezione i soggetti da noi esaminati ritengono di essere loro stessi oggetto di odio. Purtroppo la categoria dell’«odio» da sentimento morale è diventato addirittura una fattispecie penale. Se gli accusatori riescono a dimostrare che qualcuno nutre sentimenti di «odio» verso di loro può scattare una sanzione penale o almeno il suo timore. È in pratica una forma di terrorismo ideologico senza che in questo modo sia diminuito l’odio nei cuori sostituito da un sincero e profondo amore per il prossimo. Vi è da scommettere che se mai l’odio è diventato più profondo e circospetto. Qui il discorso potrebbe allargarsi in termini generalissimi. Se si considera il rapporto storico fra giudaismo e cristianesimo si può schematizzare dicendo che il cristianesimo si è generato dal giudiasimo sviluppando una peculiare dottrina dell’amore del prossimo, mentre il giudaismo conserverebbe in sè una matrice di odio verso il resto del genere umano. La corversione dall’ebraismo al cristianesimo di Israel Shamir offre alcuni spunti di riflessione e di analisi in tal senso.

È tuttavia un fatto che se si analizzano i documenti della propaganda e della militanza sionista si trovano segni indubbi di odio profondo verso quanti sono considerati avversari che non vogliono riconoscere i propri indiscutibili diritti. Una particolare categoria concettuale è quella attribuita a ebrei che odierebbe se stessi. Si tratta in realtà di una forma di criminalizzazione morale della dissidenza ebraica e di tutte quelle forme di identità ebraica distinte dalla identità olocaustica o dall’identità sionista. Contro questi correligionari o connazionali l’odio della propaganda e di quanti ne sono vittime è particolrmante virulento.

1. Scambio di salme. – Si trova in questo link un forma di odio profondo connesso allo scambio di salme. I propri morti avrebbero più dignità e più ragioni dei morti altrui, anche se questi sono magari più numerosi. Una insensata distinzione fra morti buoni e morti cattivi.
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(pagina in ristrutturazione)

Premessa. In questa sezione vengono evidenziati gli attacchi a giornalisti, autori e personaggi la cui unica colpa è di avere un diverso avviso da quello dei “Corretti Informatori”. Bene che loro vada la loro diversa analisi o il loro diverso orientamente viene rubricato come una «opinione», lasciando così intendere che un'opinione diversa da quella di Angelo Pezzana non può essere altro che un’aberrazione mentale, qualcosa di contro natura per definizione. Ad essere attaccati sono anche personaggi di primo piano come Sergio Romano, o intellettuali come Piergiorgio Odifreddi che ha fatto uscire allo scoperto tutta la lobby per aver detto Odifreddi che “Informazione Corretta” è un sito “parafascista”. Accanto a questi nomi abbastanza noti esiste poi una miriade di giornalisti, spesso giovani e alle prime armi, che si trovano subissate da lettere di protesta orchestrate dalla Redazione di IC che istiga i loro Lettori Lapidatori a mandare lettere di protesta su argomenti di cui hanno spesso scarsa informazione o su articoli che a malapena hanno letto. Uno di questi Lapidatori, cittadino di Israele, è l'ineffabile Michelino il Folle, che pretende di ottenere su richiesta la radiazione dall'ordine dei giornalisti di quanto non superano il suo superesame critico sulla deontolgia di un giornalista, ossia tutto ciò che è a favore di Israele è «corretto», tutto ciò che non si allinea al pensiero di Angelo Pezzana è «scorretto».
1. “Informazione Corretta” e le università.
2. Odierno attacco a Pier Giorgio Odifreddi.
3. Scende in campo la squadra.
4. La Israel Lobby scende in campo contro Odifreddi dalle postazione del “Foglio".
5. Sergio Romano e l’Iran.
6. I Correttori decidono cosa Sergio Romano può permettersi di pensare e di scrivere.
7. I Theodor Herzl, l’eroe eponimo del sionismo scalfito dal sacrilego Sandro Viola.
8. Le due bestie nere: Mearsheimere e Walt. Gli attacchi ai due politologi americani sono di due tipi, di cui uno diretto da uno specifico punto di vista ebraico-israeliano-lobbistico e l'altro indiretto mascherato da finta neutralità e distacco. In questo paragrafo si trova un link ad uno studio autonomo rivolto ad indagare la specifica diffusione e recezione nel tempo dell'opera di Mearheimer e Walt su «La Israel lobby e la politica estera americana», il cui impatto costituisce per la lobby un colpo difficile da assorbire. Per le reazioni specifiche provenienti in modo diretto dall'interno del mondo ebraico si veda il distinto e apposito paragrafo.
9. Gli attacchi a Franco Cardini. È questo un paragrafo speciale, espressamente e pubblicamente richiesto da Franco Cardini
. Cliccando si accede ad un post singolo con sommario autonomi.

D.


Il concetto di terrorismo


1. Militanti? No terroristi! – È una costante della propaganda sionista il rifiuto del riconoscimento dell’altro in quanto nemico combattente, sconfitto o resistente. Sembrerebbe che gli israeliani non abbiano mai fatto una guerra e non siano armati di tutto punto fino al possesso di quell’atomica il cui legittimo possesso non intendono riconoscere ad altri. La logica è quella del fatto compiuto che non può essere messo in discussione e chi lo fa è per questo un terrorista. Se dei terzi o degli organi di stampa parlano del tutto oggettivamente di militanti, resistenti, combattenti e simili, scatta subito la lobby specializzata nello zittire ed intimidire i media. Cercando di non apparire come Gruppo i singoli invasati da IC o da organizzazioni simili scrivono alle redazione dei giornali o delle tv, mandando messaggi secondo l’imbeccata ricevuta.

Premessa. In America il libro di Mearshemer e Walt sulla “Israel lobby e la politica estera americana” ha avuto un grande successo, benché si sia tentato di sabotarlo. Ne è stata fatta una traduzione in italiano e nelle principali lingue. In questa sezione ci proponiamo di indagare se esiste anche in Italia una simile lobby e quale influenza essa abbia. Non vi è dubbio che il sito di «Informazione Corretta», costituito da Angelo Pezzana circa cinque anni fa, faccia parte di questa lobby, alla quale possono associarsi parecchi nomi già da noi individuati e ricorrenti. Manca forse in Italia un libro come quello dei due sociologi americani o meglio un libro che abbia la stessa attualità. Per quanto possibile cerchiamo qui di sopperirvi con unaa ricerca continuamente aggiornata che si avvale principalmente dei dati forniti dalla lobby stessa, per cui almeno per questo i dati da noi utilizzati non potranno venir contestati.
1. Chi giudica dove sta la menzogna?


Premessa. Che a un non ebreo si possa affibbiare con estrema facilità l’accusa di antisemitismo o di odio razziale è cosa di facile verifica. In quasi tutte le legislazioni del civile Occidente l'accusa di antisemitismo è punita con pene severe e così anche quella di odio razziale. Per i sionisti, ovvero i nostri Corretti Informatori, è una pacchia, una manna caduta dal cielo. Con poca fatica possono così eliminare tutti gli avversari scomodi, anche i critici più controllati. Ma che fare quando a dire le stesse cose sono ebrei doc? Come si fa non già ad un solo ebreo, che in quanto unico potrebbe esser fatto passare per matto, ma a numerosi ebrei come Pappe, Finkelstein, Burg, a dire loro che sono antisemiti? Come si fa a portarli nei tribunali con l’accusa di antisemitismo? Ve lo immaginate un ebreo compagno di prigione di Zündel? Ecco dunque che si è elaborato questa strana teoria dell’ebreo che odia se stesso. È una bufala. Basta saperlo e non darvi eccessivo peso.
1. Ariel Toaff: uno “sporco” ebreo?.
2. Un nuovo artificio ideologico: “l’odio di sé ebraico”.
3. L’industria del falso.
4. La cattedra di Finkelstein.
5.


Questo post sarà dedicato alla documentazione delle forme, delle strutture e delle manifestazioni di attività lobbistica volta ad influenzare, condizionare, intimidire le redazioni dei giornali o singoli giornalisti ovvero per colpire forme di dissenso politico o volte all’assurda pretesa di voler formare le coscienze, laddove noi riteniamo che la coscienza sia per natura libera e si spera spontaneamente orientata verso il bene e la giustizia. Pretendere di “formare le coscienze”, ovvero “formare gli insegnanti” perché questi a loro volta formino i loro studenti significa istituzionalizzare la peggiore e più capillare forma di totalitarismo. La libertà dell’uomo si misura nella sua autonoma capacità di fare il bene o il male, sperando che scelga di fare il bene. Voler imporre la scelta del bene significa che il male ha già trionfato, asservendo le coscienze. La scienza del bene e del male è poi estremamente complessa perché non è dato sapere con piena evidenza cosa sia il bene e cosa il male. Inoltre male e bene non possono essere sempre disgiunti con netta demarcazione l’uno dall’altro: il bene può anche contenere il male e viceversa. In realtà, si continua sulla folle strada del Tribunale di Norimberga che non concluse la guerra con trattati di pace, ma diede ai vincitori del momento la pretesa di potersi ergere a giudici dei vinti. Non prevalse la pietà ma l’eterno rancore e la perpetua inimicizia.

1. Il concetto di antisemitismo spiegato alla fondazione Camis de Fonseca. – 2. Tentativi di screditare l’ANSA. –


G.


Il vittimismo

Premessa. Esiste un modo di fare per conseguire risultati voluti. Non è pensabile che ciò che accade sia frutto del caso. Non è facile individuare le strategie perché queste per essere efficaci hanno bisogno di segretezza. Ad esempio, il tentativo del sottosegretario Riccardo Levi (strano e sospetto cognome) di mettere il bavaglio a tutto il mondo dei blog possibile che sia stato un banale errore, subito ritirato appena è montata la protesta. Ed ecco in effetti che i nostri sospetti trovano una conferma: ce la offre l'ineffabile Federico il Grande Steinhaus. In pratica, ci viene detto che Internet è qualcosa che deve essere imbavagliato e tenuto sotto controllo nella lotta fra il bene ed il male, dove il Bene è la parte in cui Steinhaus ed i «Corretti Informatori» si trovano. Ed in questi giorni la richiesta di pensione a titolo di "benemerenza" per gli ebrei del ghetto romano ad opera dell’ineffabile Riccardo Pacifici non è un preludio a far passare quest'anno la legge sulla repressione del revisionismo, che darebbe una nuova e terribile arma in mano alla Israel lobby nostrana? Individuare e denunciare le strategie non è cosa facile, si può incorrere in errori e perfino abbagli, ma è un tentativo che viene fatto in questa Sezione con il solo aiuto dei dati attinti dalla rete stessa.
1. Lettera di “Informazione Corretta” a Giorgio Napolitano Presidente.
2. L’ideologia della “democratizzazione forzata”.

H.

Insegnanti: una categoria a rischio

Premessa. Il libro di Mearshemer e Walt è stato un possente colpo vibrato alla lobby, ma non perché abbia messo in atto qualcosa di concreto. Ha soltanto documentato una realtà che si può mettere in evidenza solo che la si voglia guardare e concentrare su di essa l'attenzione. È istruttivo analizzare tutte le reazioni, in Italia e all'estero, su questo libro, da tener distinte in reazioni generali da parte della cultura e reazioni particolari provenienti dall'interno del mondo ebraico.
1. Esorcizzazione preventiva in un articolo di Christian Rocca.
2. E chi è Luciano Tas?.
3.

Di apartheid in Israele ormai parlano in tanti e non è più possibile negare il fatto. In questa sezione cercheremo di raccogliere la più ampia documentazione disponibile in rete. La successione dei paragrafi avrà un ordine casuale e dipenderà da ciò che si troverà e quando lo si troverà. Quindi nessuna sistematicità almeno in una prima fase di mera raccolta dei dati.


J.


L’accusa di antisemitismo

L’antisemitismo è certamente un fenomeno complesso che richiede uno studio attento. Nel clima successivo alla seconda guerra mondiale l’antisemitismo è diventato un affare, un comodo argomento per aumentare il senso di colpa di qualunque oppositore e contraddittore. Riportiamo questo brano di Mearsheimer e Walt:
«Un’analisi del modo di operare della lobby non sarebbe completa se non si prendesse in esame una delle sue armi più devastanti: l’accusa di antisemitismo. Chiunque critichi la condotta di Israele, o affermi che i gruppi filoisraeliani hanno una consistenza influenza sulla politica americana in Medio oriente, ha buone probabilità di essere bollato come antisemita. Chiunque sostenga che esiste una Israel lobby corre il rischio di essere tacciato di antisemitismo, per quanto l’AIPAC e la Conference of Presidents siano tutt’altro che timidi nel definire la propria influenza, e gli stessi media israeliani parlino di “lobby ebraica d’America”. In effetti, la lobby da un lato ostenta il suo potere e dall’altro attacca con disinvoltura chi attira l’attenzione su di esso» (op. cit., p. 230).
L’accusa di antisemitismo non ha confini geografici. Vale la pena di osservare che in Medio Oriente gli unici veri semiti sono i palestinesi e volendo essere rigorosi antisemiti sono gli israeliani, che sempre rigorosamente parlando, sulla scorta del libro di Shlomo Sand, non sono neppure semiti, ma solo un’accozzaglia di avventurieri venuti da ogni parte del mondo. Dall’antisemitismo occorre tener distinto l’antiebraismo. L’uno ha carattere politico-sociologico, con una storia plurimillenaria, l’altro ha un carattere prettamente teologico.

1. L’antisemitismo di sinistra. – 2. L’antisemitismo di Celine. –


K.


La questione palestinese

Il conflitto israelo-palestinese dura da almeno 60 anni. Da parte ebraico-sionista si tenta di negare il concetto stesso di Palestina, di popolo palestinese, di palestinese e si pratica la politica del fatto compito. Ma una questione palestinese esiste. Possiamo riassumerla nei termini che seguono: là dove prima vivevano i palestinesi sono venuti coloni ebrei che li hanno cacciati ed hanno detto: “Questa terra è nostra”. La tesi dei due stati due popoli è ambigua ed ingannevole, ma intanto serve per condurre l’occupazione illegale, la pulizia etnica, il genocido. La tesi dello stato unico con il “diritto al ritorno” non degli ebrei sparsi per il mondo, ma dei profughi palestinesi è respinta come la morte dallo Stato di Israele che tiene alla sua natura ebraica, razziale, razzista. Tutto si regge sulla capacità di resistenza delle vittime palestinesi, ma la loro resistenza è infangata e delegittimata come “terrorismo”, il che significa se mi lanci una bomba a mano io ho diritto di scatenarti addosso tutto il mio superiore potenziale militare.



Premessa.
1. L’atomica dei poveri: la bomba demografica.

Premessa.
1.

Premessa.
1. Si chiama Ronald S. lauder.
2.

La ricostruzione e l’interpretazione della storia nostra e di quella degli altri altri è parte della nostra identità. È in pratica la stessa cosa di ciò che i filosofi chiamano l’autocoscienza. Si tratta di un processo personale più di ogni altro allo stesso modo in cui la coscienza individuale è ciò che ci caratterizza maggiormente ed in modo esclusivo. L’ideologia dei “diritti umani” si contraddice platealmente quando pretende di coartare la coscienza individuale, non più libera di pensare il passato, ma obbligata dentro determinati sentieri. Ci si preoccupa dei “fondamentalismi” ma l’Europa vive dal 1945 sotto la cappa di una “identità” imposta con le armi. Istruttivo l’ultimo capitolo della grandiosa sintesi storica di Tony Judt, che pone come condizione dell’identità europea la piena accettazione di una concezione storica imposta dai vincitori nel loro interesse. Si apre però qua e là qualche crepa: la coscienza è difficilmente comprimibile. Si scatena così una vera e propria caccia alle streghe che ha poco da invidiare al passato medievale delle radici giudaico-cristiane.

1. Questioni storiografiche: Antonio Meneghetti. –

Premessa.
1. Padre Rydzyk se ne deve andare!

Premessa. A differenza di altri (assai numerosi) che – diffamati da «Informazione Corretta» – decidono di adire le vie legali io ho invece deciso di dare battaglia ai «Corretti Informatori» sul loro stesso terreno della presenza nel cyberspazio. Il loro primo attacco nei miei confronti era avvenuto in occasione di un mio primo articolo di mero studio sull’«Olocausto». Naturalmente non intendevo fare nessuna apologia del presunto sterminio, ma solo intraprendere un cammino di studio su un argomento certamente tragico, ma sul quale si mandava e si mandano in galera persone che non hanno nessuna responsabilità materiale con i fatti di ormai 6o addietro. Semplicemente queste persone contestavano i dati e le tesi di una storiografia che ha assunto carattere ufficiale, addirittura una sorta di verità di stato. Mi ritengo persona capace di autonomia di giudizio e pronto a riconoscere la verità, quale essa sia, per come a me appare. A nulla è valso che io scrivessi una vibrata premessa per scongiurare possibili equivoci. Penso che i «Corretti Informatori» non l’abbiano neppure letta. A loro è bastato semplicemente il titolo che avevo scelto: “La leggenda dell’Olocausto”. Ognuno sa che “leggenda” non significa “favola”, ma qualcosa di vero mescolato ad elementi fantastici e mitici. Da questo primo attacco ne sono seguito altri, invero ignobili, per i quali si possono leggere i dettagli nei singoli paragrafi.
1. L’attacco previsto.
2. Michael Levi.
2a. La follia di Levi.
3. Caterina Conidi.
4. Angelo Pezzana.
5. Raffaele Iannuzzi.
6. Lisistrata.
7.


Premessa.
Premessa.
1. Avraham Burg, la bestia nera, critico della “legge del ritorno”.
2.

T.


Il nucleare israeliano.

Poco si parla del fatto che Israele già da parecchio tempo dispone di un arsenale nucleare, che se ho ben compreso ed è vero che che ho sentito da un esperto in un’intervista televisiva (Enrico Jacchia) sarebbe addirittura più potente di quanto non dispongano Francia e Inghilterra. Come ciò sia stato possibile e perché mai è cosa di cui non si parla quasi mai. Sembra che vi sia una sorta di finzione diplomatica nel ritenere ufficialmente che Israele non disponga di arsenale atomico, ma è un segreto di Pulcinella. In questa Sezione raccoglieremo tutto quello che viene fuori dall’archivio recente e meno recente di «Informazione Corretta» e soprattutto sonderemo le pulsioni profonde dei nostri «Corretti Informatori».

Premessa.
1. Gli impianti nuclari israeliani di Dimona.
2. Guerra simulata fra israele e Iran.
3.

U.


.

Il nostro Monitoraggio è iniziato con «Informazione Corretta» che però è qualcosa di assai grossolano. Tutto il nostro lavoro verrebbe vanificato se si fermasse al solo circolo di Angelo Pezzana. IC resta utile per la sua immediatezza, per la nettezza con cui divide il mondo in due parti: con Israele e il sionismo o contro Israele e il sionismo. Esistono però posizioni più sfumate e intermedie, anche nascote alle luci dei riflettori. In fondo il lavoro di «Informazione Corretta» è di tipo squadristico. Una rete di attivisti che sono nell’indirizzario di IC rispondono ai comandi che consistono nell’inviare lettere contro quel quotidiano o quel personaggio pubblico o privato. Si noti che in questa attività istigativa i responsabili della testata giornalisticamente registrata possono sempre dire di essere estranei a ciò che un loro lettore scrive a terzi su loro costante invito. La natura del commento influenza chiaramente i contenuti delle lettere che i Lapidatori mandano ai destinatari di volta in volta designati. Purtroppo, non mi è possibile una statistica ed un monitoraggio delle lettere ispirate dalla redazione di IC ed inviate a giornali e privati. Per salire di livello nell’analise del sionismo italiano occorre considerare altre testate. Alcune caratterizzata in senso totalmente o prevalentemente sionista: il «Foglio», il «Riformista», il «Giornale», il «Velino», «Radio radicale», altre occasionalmente sioniste a seconda dei collaboratori di cui dispondono. Fra queste in primis il «Corriere della Sera», dove opera Magdi Cristiano Allam. Poi vi sono testate ebraiche come Shalom. Di tutte queste tenteremo un censimento e se avranno un archivio accessibile al pubblico, vi attingeremo, considerando ormai abbondantemente sfruttato l’archivio di IC. Si avverte infine che la successione dei paragrafi è del tutto casuale. Non vi è nessuna gerarchia per ordine di importanza, anche perché oggetto della ricerca è la scoperta delle eventuali relazioni gerarchiche, o rapporti di dipendenza o di correlazione, e così via. È un bosco ed un sottobosco tutto da esplorare, dove i grossi alberi vengono osservati insieme con i cespugli che li attorniano.



Premessa.
1. Una tipica vigliaccata, copertà da impunità.
2. Insistono. Occorre fermarli.
3.

Da oltre sessant’anni si succedono guerre ininterrotte di cui è difficile tener le cronache. È un lavoro da storici specialisti. Quello che ognuno può sapere con un minimo di informazione che vi è stato - nel nome del sionismo – un lungo processo di conquista e colonizzazione di terre dove vi erano genti che quelle terre e quei villaggi abbandonavano. Tutto ciò è avvenuto non al tempo della scoperta dell’America, quando i bianchi anglosassoni scacciavano e terminavano gli indiani, ma in tutto l’arco del XX secolo. Per giustificare la loro prepotenza gli ebrei israeliani o sionisti si arrampicano sugli specchi e ne inventano di tutti i colori per tentare di giustificare una violenza originaria pura e dura. In questa sezione non faremo chiaramente la storia di tutte le guerre israeliane, ma isoleremo i commenti, spesso esilaranti, dei nostri “Corretti Informatori”.


Le guerre del nostro sono guerre ideologiche prima ancora che politico-militari. Forse erano meno cruente le guerre che prima della rivoluzione francese erano decise dai sovrani, passavano sulla testa dei popoli, ma erano anche risolte dai sovrani stessi spesso con transazioni di carattere patrimoniale sancite magari da un matrimonio fra regnati. Oggi invece in epoca democratica bisogna convincere spesso una vasta opinione pubblica alle ragioni ed agli oneri di una guerra che sarà poi lo stesso popolo a sostenere e pagare sulla propria pelle. Da qui nasce la propaganda specificamente destinata a sostenere i conflitti. I nostri “corretti informatori” sono figli e padri di una guerra ideologica che anche noi qui combattiamo con le nostre armi che sono “concetti” e “posizioni”. In questa sezione verranno trattati gli aspetti ideologici delle guerre mediorientali in corso, di tutti gli aspetti che ne sono collegati, ma soprattutto faremo opera di demistificazione.


La Rete è un nuovo fronte della guerra che si combatte sul campo in Palestina e che vede uomini e donne morire in senso fisico. Anche sulla rete si tenta di uccidere, ma in un significato non propriamente cruento. Basta colpire le reputazioni altrui, diffamare, denigrare e se viene fatta denunciare. Tra i soggetti che si dedicano a questa forma di combattimento culturale e spirituale vi è da fare una fondamentale distinzione: a) liberi cittadini e intellettuali che non fanno parte e forse neppure voglion far parte di nessuna organizzazione, ma che esprimono liberamente le loro opinioni e posizioni sui temi della politica interna e internazionale; b) organizzazioni e associazioni che sono spesso finanziate dai governi, in misura tanto più evidente quanto l’apparato organizzativo ed il regime di impegno presuppone una base finanziaria ed un sostegno governativo. Di certo Israele è molto attivo in questo campo. La partita si giuoca in buona parte sull’immagina e non vi sono esclusioni di colpi. Basti pensare alla campagna mediatica di denigrazione contro l’Alto Commissario ONU per i diritti umani Louise Arbour, presa di mira perché stava organizzando Durban II, dopo che la prima conferenza fu sabotata appena in tempo per impedire l’equiparazione ufficiale (con buona pace di Napolitano) fra sionismo e razzismo. In questa sezione compileremo non una “lista nera”, ma raccoglieremo per fini di analisi e di studio tutti i links sionisti che si rivelano attivi in una vera e propria attività diffamatoria e denigratoria. Certamente saranno approssimativi ed inesatti i dati raccolti, ma verranno corretti via via che avremo migliori informazioni, quasi sempre ricavate dagli stessi loro archivi. Di ogni fonte daremo sempre scrupolosamente il link o l’indicazione cartacea.

1. Deborah Fait: Nostra Beatitudine.
2. Angelo Pezzana il lobbista.
3. Riccardo Pacifici il referenziere.
4. Yasha Reibman: il collega di Riccardo in quel di Milano.
5. Paolo Diodati: chi è costui?
6.


z.


Bombe a grappolo e amore per l’infanzia abbandonata.

Nell’ultima guerra di aggressione al Libano nell’estate 2006 l’esercito israeliano ha seminato di bombe a grappolo il territorio del Libano meridionale (Mearsheimer, op. cit., 391 s.). È noto come questi piccoli ordigni siano micidiali specialmente per i bambini, ne che sono le prime vittime. La propaganda israeliana ha tuttavia scelto ultimamente di sfruttare l’immagine dell’infanzia. Nella caratterizzazione morale di un prigioniero liberato a seguito di uno scambio gli è imputato l’assassinio di una bambina israeliana. Ma Israele, per ammissione di un militare, ha fatto di peggio ed a livello industriale: «Quello che abbiamo fatto è folle e mostruoso: abbiamo coperto intere città di cluster bomb». Anche in questo scenario si ritrova conferma di come Israele faccia in misura maggiore e più grave le stesse cose che imputa ad altri. Crede di poter ingannare l'opinione pubblica mondiale attraverso un uso massiccio e capillare – come le bombe a grappolo – della propaganda e del condizionamento della stampa, anche mediante l'opera di organizzazione come «Informazione Corretta».

1. La bonifica Unifil delle bombe a grappolo israeliane.

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