lunedì 8 ottobre 2007

Monitoraggio di "Informazione Corretta": P. Il processo di pace

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Quadro d’insieme - Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt -

Uno dei temi più intricati e di difficile soluzione nel conflitto israelo-palestinese è il cosiddetto “processo di pace”, termine quanto mai eufemistico. Ci troviamo infatti davanti ad un processo di conquista coloniale del tutto spudorato. Mai violenza fu più evidente. La forza bruta tuttavia da sempre ha rivendicato il suo diritto. La differenza con il passato è che adesso tutto ciò avviene davanti ai nostri occhi e alle nostre coscienze in un mondo che pretende di essere governato dal diritti ed ha posto nelle sue bandiere e fra i suoi principi fondamentali il rispetto dei cosiddetti diritti umani, non sempre facile da definire o da individuare. In concreto le soluzioni astrattamente possibili paiono le seguenti: a) il completamento della distruzione del popolo palestinese e del piano che già nel 1947-48 prevedeva la pulizia etnica dei territori, in buona parte attuata. Il tempo, che non è mai inerte, lavora per questa soluzione. b) La cosiddetta soluzione dei “due stati”. Ai palestinesi verrebbe concesso un simulacro di stato e di autonomia con una sovranità assai ridotta rispetto agli standard classici. Dovrebbe essere uno stato demilitarizzato e per giunta senza contiguità territoriale. Questa tesi che è quella sostenuta dagli israeliani sembra essere una mossa per mantenere lo statu quo e favorire sempre nuovi colpi di mano dell’esercito ovvero il sorgere di nuovi insediamenti protetti dall’esercito. c) Una visione irenica che immagina uno Stato Unico a carattere non ebraico ma binazionale, dove con il rientro dei profughi e con la maggiore prolificità araba vi sarebbe con il tempo una netta maggioranza palestinese. Sembra la soluzione più ragionevole, ma comporta la fine del sionismo. A me che non venga imposta con la forza da Europa e USA non sembra sia realistica. d) Una cacciata degli israeliani sionisti ovvero una implosione dello stato e della società ebraica secondo ciò che va propriamente dicendo Ahadinejad. Altre ipotesi non sembrano astrattamente immaginabili. In questa sezione, rifatta, andremo registrando tutto ciò che la cronaca politica riportato sul “processo di pace”.

Versione 1.2
Status: 27.9.08
Sommario: 1. La ricerca infinita della pace. –


1. La ricerca infinita della pace. – Il link è utile per una visione aggiornata sull’annoso dibattito intorno ad una pace a cui non crede nessuno. L’ultima mossa da qualche anno era stata la creazione di un fantoccio cui far firmare la disfatta del popolo palestinese e la sua condanna all’eutanasia. Sembra però che il processo non riesca e lo stesso fantoccio Abu Mazen abbia compreso l’uso che di lui si vuol fare.

2. La “compattezza territoriale” e la coda di paglia sionista. – L’intervista di Umberto De Giovannangeli a Salam Fayyad con “corretto commento” è alquanto istruttiva. Salam Fayyad sarebbe una specie di primo ministro, mentre Abu Mazen funge da presidente di una sorta di Vichy araba. È ormai chiaro come la Cisgordiania palestinese sia una creazione di Israele, che nel frattempo proprio in Cisgiordania prosegue gli insediamenti e la colonizzazione. Quando il “processo di pace” sarà portato a termine, non sarà rimasto neppure un fazzoletto di territorio non occuato e non colonizzato. L’unico che non sta al gioco è Hamas. La sola funzione che gli israeliani hanno concretamente affidato ad Abu Mazen o al suo primo ministro per burla Salam Fayyad è quella di delegittimare Hamas, mantenendo la divisione in campo palestinese. Sembra però che i palestinesi di fuori Gaza non stiano tanto al gioco. Non sembrano del tutto proni e supini a voleri di Israele, anche se non hanno nessuna forza di contrasto.

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